Sempre a proposito di management e manager: cambiamo il paradigma!

Robert Dahl, politologo americano di fama internazionale con cattedra a Yale, si poneva la domanda fondamentale, in un bel volume edito nel 1987 da Il Mulino, Democrazia o Tecnocrazia, su chi sarebbe stato l’ultimo e unico attore a prendere la decisione di una risposta nucleare americana rispetto ad un attacco di pari portata proveniente dall’esterno.

Dahl, per ragioni diverse e con argomentazioni differenti e convincenti, sosteneva che ne i politici ne i tecnocrati, sarebbero stati in grado, con le rispettive competenze e prerogative, di gestire un simile evento.

Poichè la politica rappresentativa ed i sistemi democratici europei sono in forte crisi, schiacciati da populismi di ogni genere, il cittadino può ritenere che il tecnocrate, il manager nella sua versione economico-finanziaria, sia l’unico soggetto in grado di gestire economia, istituzioni e società.

Max Weber in Politik als Beruf ci ricorda concetti fondamentali rispetto a questo paradigma, ovvero il ruolo cruciale della politica nella mediazione e nella ricerca di un interesse generale.

Possiamo quindi lasciare lasciare che i processi di decisione politica e le scelte tecniche siano ad appannaggio esclusivo di tecnocrati, nella loro versione attuale, ovvero di manager?

Probabilmente sarebbe meglio di no.

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