Il management di un’organizzazione senza scopo di lucro
Parliamo spesso di management, di quali virtù deve possedere chi amministra e gestisce un’azienda, sia questa a scopo di lucro oppure non profit, dei modelli ideali di manager, di misurazione della performance lavorativa.
Sfuggono alcune suggestioni ed idee che a mio parere dovrebbero essere tenute in grande considerazione per affrontare l’arte della gestione di ogni gruppo di persone. Innanzitutto la grande capacità di essere un riferimento ideale ed operativo per i collaboratori, la grande etica professionale da adottare in ogni fase lavorativa, la capacità di valorizzare al massimo il contesto e le persone che lavorano e collaborano in azienda, la prontezza nel cogliere le nuove tendenze e sfide che ci attendono ed infine la disponibilità a rischiare ed a mettersi in gioco continuamente.
Profilo ideale di un manager? Sfide per un futuro dirigente? Lezioni dalla crisi che sta rovinando le vite di molte persone e di un intero paese? Forse, ma non solo.
Pensare che l’unico obiettivo di una persona è fare carriera, come accade in molte aziende for profit, non aiuta la sostenibilità del sistema economico e peggiora spesso le condizioni lavorative delle persone. Arricchirsi facilmente ed adottare modelli di conservazione organizzativa e gerarchica è altrettanto dannoso per qualsiasi manager e azienda che non guardi solo al breve ma anche al medio-lungo periodo.
La sostenibilità economica ed ambientale, la soddisfazione delle persone e dei collaboratori, la creazioni di aree di benessere aziendale, l’empatia e l’ascolto dei collaboratori, la leadership diffusa e sviluppata, il continuo e costante rinforzo della motivazione e della creatività: sono queste le vere e nuove sfide di ogni moderno manager!
Le aziende non profit da sempre praticano alcuni di questi paradigmi! Ecco perchè il mondo for profit è spesso alla ricerca di una collaborazione con le aziende senza scopo di lucro!
Ed il non profit pare non essere molto consapevole di questo.
Federico Spazzoli
Probabilmente molti manager pensano (o sono costretti a pensare dai vertici aziendali) che tutte le azioni “motivazionali” che citi facciano perdere troppo tempo e quindi costino troppo, anche se magari in cuor loro le approvano. Non è così, ma dove si ragiona sul breve termine, lo può sembrare.
Che nel non profit tutti siano motivati e creativi mi sembra troppo ottimistico: io ci ho lavorato vari anni e ho visto strapotere, accentramento e opacità dei processi. Forse è così per i volontari, non per i collaboratori professionali.
Cara Ida, forse hai centrato in parte il tema. E’ vero che ci sono manager illuminati che spesso vengono fagocitati dalle rispettive aziende for profit. Quello che mi sembra di poter dire con un minimo di cognizione di causa è che pochi di questi dirigenti di aziende tradizionali adottino non tanto e non solo il modus operandi di determinate aziende non profit, ma che facciano propri i principi e le idee che stanno alla base del non profit: motivazione, nella fase iniziale e creativa di ogni organizzazione, leadership, spesso inconsapevole ma diffusa nel terzo settore, creatività, ormai inevitabilmente legata all’innovazione.
Forse se i manager del for profit partissero dalle condizioni di alcune aziende non profit, pochissimi mezzi e risorse a disposizione per realizzare i progetti, potrebbero cambiare il loro angolo di visione sul lavoro e sul senso di quello che fanno ogni giorno.
Grazie.
Federico
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